È morta Loretta Lynn, star della musica country: aveva 90 anni. In carriera aveva pubblicato oltre 60 album e vinto tre Grammy.
Un grave lutto ha colpito la grande musica americana: è morta Loretta Lynn, una delle prime grandi star della musica country. Aveva 90 anni ed è scomparsa il 4 ottobre, come annunciato dalla sua famiglia. Una notizia che ha rattristato milioni di suoi fan in tutto il mondo. Non si conoscono le cause del decesso, ma stando a quanto riferito dai familiari la ragazza di Nashville sarebbe venuta a mancare durante il sonno nella sua casa del Tennessee.
Morta Loretta Lynn, star del country
Nata nel 1932 in un villaggio del Kentucky, Loretta era la figlia di un minatore e aveva sette fratelli. Dopo aver vissuto un’infanzia non semplice, crescendo negli anni della guerra, aveva mosso i primi passi nel mondo della musica negli anni Sessanta, diventando in breve tempo un simbolo per un intero movimento musicale.
Mentre il mondo intero scopriva il rock and roll e ballava sulle note dell’R&B, esploso a livello internazionale grazie alla nidiata di artisti figli della Motown, Loretta divenne in breve tempo un’icona per la musica country, scalando le classifiche grazie a canzoni come l’autobiografica Coal Miner’s Daughter:
Chi era Loretta Lynn
Il percorso artistico di Loretta, iniziato negli anni Sessanta, non si è mai fermato, portandola a diventare una leggenda della musica country, oltre che una delle artiste più importanti nella storia della musica americana. Ha pubblicato in oltre cinquant’anni più di sessanta album in studio, ha ottenuto diciotto nomination ai Grammy e ne ha vinti ben tre.
Numeri che non riescono a spiegare però pienamente la sua grandezza, frutto non solo della sua vocalità e del suo modo di interpretare un genere molto popolare negli States, ma anche la sua capacità di infrangere alcuni tabù, cantando di tematiche che nessuno aveva toccato prima di allora, specialmente in un genere conservatore come il country. Ad esempio, raggiunse per la prima volta la vetta delle classifiche con Don’t Come Home A Drinkin’, in cui parlava di una donna che rifiutava le attenzioni di un marito ubriaco, mentre in The Pill cantava della libertà delle donne di poter scegliere se avere figli e quanti averne. Brani che la trasformarono in breve tempo da icona della musica a icona del movimento femminista.
Prodotta nel 2004, con l’album Van Lear Rose, quello della sua rinascita, da un grande artista come Jack White, è stata ricordata proprio dal cantautore di Seven Nation Army su Instagram, con un post in cui l’ha descritta come la più grande cantautrice del XX Secolo: “Ci sono stati momenti in cui ho dovuto uscire a fare una pausa perché non riuscivo a credere a quello che vedevo e sentivo. E mi sembrava quasi che non se ne rendesse conto“.